Carabinieri, polizia di Stato e Guardia di Finanza, coordinati dalla Procura di Parma, hanno sequestrato quasi 700 kg di infiorescenze e 16 litri di oli in un magazzino, oltre a 657 contenitori con dentro quasi sei chili di infiorescenze, vaporizzatori, cartine, grinder, pipe in vetro, accendini, semi di canapa, bilancini, gas butano e altri strumenti per combustione. Sebbene gli esercizi commerciali non siano stati chiusi,16 persone risultano indagate e per tutte l’accusa è di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti (art. 73 dpr 309/90).
Secondo quanto riportato da un articolo del quotidiano La Repubblica, le indagini sono state avviate sulla base della pubblicizzazione della vendita di cannabis light a domicilio attraverso un sito di e-commerce e ad una notizia dell’apertura, a Fidenza, di un distributore di prodotti a base di canapa. Dopo aver effettuato una mappatura degli esercizi situati nel circondario di Parma, gli inquirenti sono rimasti in attesa della decisione delle sezioni unite della Corte di Cassazione. Ed è sulla scorta del pronunciamento del 30 maggio, che l’inchiesta ha avuto ulteriore impulso. La Procura di Parma ha dunque disposto le perquisizioni locali negli esercizi e nei distributori.
La reazione di Easyjoint
Una delle società più colpite dall’operazione è stata Easyjoint di Luca Marola, una delle prime aziende che ha lanciato la cannabis light in Italia. “Con estrema fermezza e determinazione contrasteremo in tutte le sedi opportune l’improbabile impianto accusatorio a difesa di quei diritti e libertà individuali che riteniamo imprescindibili in uno Stato democratico. Sorprende ed impressiona che, in fase di indagine, a processo non ancora imbastito, la Procura abbia indetto una conferenza stampa comunicando i nomi e dettagli delle aziende coinvolte. È’ una prassi che, a nostro avviso, dimostra soltanto l’incertezza e l’infondatezza dell’impianto accusatorio; forse nel tentativo di trovare possibili ‘sponde’ fuori dal processo? Su questo piano non accettiamo il contraddittorio, preferendo contestare punto per punto nelle sedi competenti questo grottesco modo di agire e di strumentalizzare gli orientamenti sanciti dalla giurisprudenza più autorevole, a tutela dei nostri diritti e della legalità di un settore ingiustamente criminalizzato”, si legge in un post pubblicato sulla pagina Facebook ufficiale dell’azienda.
L’operazione della Procura di Parma arriva dopo una settimana in cui sia Il Tribunale del Riesame di Salerno, sia quello di Ancona, avevano dissequestrato cannabis light e derivati perché tali prodotti erano tutte privi di effetto drogante, essendo al di sotto del limite dello 0,5% di THC, limite al di sotto del quale non ci sono effetti psicotropi.