Il tribunale del riesame di Parma ha confermato il provvedimento di sequestro nei confronti di diverse persone che detenevano confezioni di cannabis light.
A seguito dei sequestri di luglio, il Riesame ha rilevato che la liceità riguarda esclusivamente la coltivazione della canapa nelle varietà del catalogo, tassativo, indicato dall’art. 1 comma 2 della normativa e la realizzazione e la commercializzazione delle sette tipologie di prodotti, con elenco altrettanto tassativo, indicati all’art. 2 comma IV della stessa; si tratta in sintesi di attività concernenti la coltivazione di canapa sativa finalizzata alla produzione agroalimentare di fibre o altri usi consentiti dall’Unione Europea.
I giudici del Riesame non hanno tenuto in considerazione la ricostruzione difensiva secondo cui, al di sotto dello 0.5% del livello di THC, la commercializzazione delle infiorescenze di cannabis sarebbe lecita. Secondo i giudici infatti, tale soglia va riferita esclusivamente alle categorie tassativamente elencate nella legge 242/16 e in tali categoria non è compresa la produzione e vendita di infiorescenze, oli, resine.
Il Riesame di Parma sembra aver interpretato restrittivamente la sentenza della Corte Suprema di Cassazione a Sezioni Penali Unite del 30 maggio, non considerando la cannabis light e i suoi derivati leciti per la vendita e andando controcorrente rispetto alle ultime sentenze di altri tribunali del Riesame che avevano interpretato positivamente la sentenza della Corte. Ne sono un esempio le sentenze del Riesame di Genova, di Salerno e quello di Ancona.
“L’ordinanza del Tribunale di Parma, a parere della Procura, costituisce un punto fermo nel panorama giurisprudenziale sul delicato profilo della cannabis light”, ha commentato Il Procuratore della Repubblica dott. Alfonso D’Avino.
“Troviamo singolare ed alquanto inopportuno il tono trionfalistico della Procura di Parma circa la sentenza del Tribunale del Riesame in merito al sequestro della cosiddetta cannabis light. […] Ad oggi in molte realtà italiane tali udienze si sono concluse con l’accoglimento dei ricorsi degli indagati. In questo caso no e per questo stiamo predisponendo il ricorso in Cassazione che potrebbe ribaltare il giudizio di Parma”, ha dichiarato Luca Marola, fondatore di EasyJoint, una delle prime aziende che ha lanciato la cannabis light in Italia.