Negli USA, centinaia di persone sono finite al pronto soccorso a causa di un’intossicazione polmonare dopo aver usato i vaporizzatori contenenti nicotina o THC. Ma né la nicotina, né il THC, né tantomeno i vaporizzatori, sono la causa di questa intossicazione.
Numeri numeri numeri
Partiamo subito dai numeri. Secondo gli ultimi dati in possesso dei Centers for Disease Control and Prevention (Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie, CDC), l’organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d’America, ad oggi, 3 ottobre 2019, 805 persone si sono presentate agli ospedali di 46 Stati, presentando sintomi di intossicazione polmonare, che ha causato anche 12 decessi. I dati non sono definitivi e tendono a cambiare considerevolmente con il passare dei giorni. Secondo i dati forniti dai CDC, circa il 69% dei pazienti è di sesso maschile. Il 62% dei pazienti ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni. Di questi, il 22% ha tra i 18 e i 22 anni e il 16% dei pazienti sono minorenni. Tutti sono consumatori di sigarette elettroniche o vaporizzatori.
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Sintomi
I pazienti, per lo più in buone condizioni fisiche, si sono presentati soffrendo di una grave insufficienza respiratoria, spesso dopo aver sofferto per diversi giorni di vomito, polmonite, respiro corto, tosse, febbre e affaticamento. Alcuni hanno anche sofferto di diarrea. I sintomi sono peggiorati per un periodo di giorni o settimane prima di essere ricoverati in ospedale. Le terapie alle quali si sono sottoposte, sono state complicate dalla mancanza di conoscenza dei pazienti delle sostanze assunte per inalazione. Intanto, si sta cercando di determinare se una particolare tossina o sostanza si è intrufolata nella fornitura di prodotti da svapo o se alcune persone hanno riutilizzato le cartucce contenenti contaminanti.
Certezze e incertezze
Sia i CDC, sia la Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, non sanno quale agente chimico sia il responsabile della crisi polmonare. Sin dall’inizio di questa storia, i vaporizzatori e il THC sono stati indicati come i principali responsabili di questa crisi. Presi in esame singolarmente però, i vaporizzatori, il THC e la nicotina, non provocano le crisi polmonari sopra descritte. La FDA sta lavorando a stretto contatto con i CDC, così come con i partner della sanità pubblica statale e locale per scoprire cosa stia succedendo.
Gli studi
Sin dai primi ricoveri in ospedale, ci sono stati diversi studi per capire quale fosse o quali fossero le cause di questa malattia polmonare. Sebbene in un primo momento si era pensato al THC, CBD o nicotina come principali responsabili, uno studio ha evidenziato come fosse necessaria una ulteriore ricerca prima di giungere a conclusioni. Più che sui singoli agenti, le indagini si sono rivolte a come queste sostanze interagissero con altri agenti presenti nelle cartucce usate per le sigarette elettroniche e i per i vaporizzatori.
L’acetato di Vitamina E è l’indagato numero uno
I pazienti con lesioni polmonari hanno utilizzato una vasta gamma di dispositivi, inclusi entrambi i vaporizzatori, dispositivi di grandi dimensioni con un serbatoio di liquido ricaricabile, sigarette elettroniche più piccole che vaporizzano il liquido alla nicotina dalle cartucce e un’ampia varietà di marche di liquidi e cartucce. Circa l’80% ha riferito di aver usato liquidi per lo svapo che contenevano THC, l’indizio centrale nel caso, con gli investigatori che suggerivano che la sostanza chimica era probabilmente coinvolta in tutti i casi. Da alcuni test effettuati dalle sostanze presenti nei vaporizzatori però, è venuta fuori la presenza dell’acetato di vitamina E. L’α-tocoferolo o acetato di Vitamina E, è un composto chimico e si presenta come un liquido oleoso viscoso di colore limpido giallo pallido. Il tocoferolo acetato e il tocoferolo puro sono utilizzati come ottimi conservanti naturali nei prodotti di bellezza. Questa sostanza però, viene anche utilizzata per diluire la nicotina e i cannabinoidi. La vitamina E si trova anche in alcuni alimenti, come olio di canola, olio d’oliva e mandorle. L’olio derivato dalla vitamina, è comunemente disponibile come integratore alimentare e viene utilizzato nei trattamenti topici della pelle. Non causa danni se ingerito come integratore vitaminico o applicato sulla pelle. Ma, a detta degli esperti, la sua struttura molecolare potrebbe renderlo pericoloso se inalato. Le sue proprietà simili all’olio potrebbero essere associate ai tipi di sintomi respiratori che molti pazienti hanno riportato: tosse, respiro corto e dolore toracico. Sebbene la FDA non disponga attualmente di dati sufficienti per concludere che la vitamina E acetato sia la causa della lesione polmonare in questi casi, l’agenzia ritiene che sia prudente evitare di inalare questa sostanza.
L’acetato di vitamina E è stato scagionato?
Secondo alcuni studi infatti, l’acetato di vitamina E potrebbe causare una polmonite lipoidea se inalato, cioè una è una rara malattia respiratoria che può verificarsi dopo l’aspirazione o l’inalazione di materiale oleoso nel polmone. Ma Sulla base di un nuovo studio che ha analizzato biopsie dei tessuti polmonari, si afferma che non vi sono prove di accumulo di olio, ma identifica invece i danni diretti ai tessuti causati molto probabilmente da fumi chimici tossici. In un articolo scritto dal team dei ricercatori della Mayo Clinic sul The New England Journal of Medicine, si confuta l’idea che l’uso dell’acetato di vitamina E con vaporizzatori o sigarette elettroniche sia la causa principale della malattia che ha causato questo problema di salute pubblica. “Molta attenzione è stata data alla possibilità che la lesione polmonare associata allo svapo possa rappresentare una polmonite lipoidea esogena. Tuttavia, nessuno dei nostri casi ha mostrato una evidenza istologica di polmonite lipoidea esogena e non è stata trovata nessuna evidenza radiologica; questo mette in discussione l’utilità diagnostica di identificare il danno polmonare associato allo svapo, come è stato proposto” si legge nell’articolo. Secondo i ricercatori della Mayo Clinic infatti, l’agente chimico che causerebbe questa malattia, non sarebbe l’acetato di vitamina E, ma un altro composto ancora non identificato presente nei liquidi da svapo. “Sebbene sia difficile scontare il potenziale ruolo dei lipidi, riteniamo che i cambiamenti istologici suggeriscono invece che il danno polmonare associato allo svapo rappresenti una forma di polmonite chimica centrata sulle vie aeree da una o più sostanze tossiche per inalazione piuttosto che polmonite lipoide esogena in quanto tale, ma gli agenti responsabili rimangono sconosciuti”. In un’intervista rilasciata al New York Times, il dott. Il dott. Brandon T. Larsen, appartenente al gruppo di ricerca della Mayo Clinic, ha dichiarato di non aver visto segni di accumulo di olio nel tessuto polmonare, mentre erano presenti molte cellule immunitarie chiamate macrofagi, dall’aspetto fine e schiumoso che è caratteristico delle lesioni chimiche. “Quindi forse dobbiamo guardare più da vicino i composti chimici, e non solo gli oli”, ha detto il dott. Larsen.
Il mercato non autorizzato delle cartucce da svapo
Non è ancora quale o quali ingredienti contenuti nelle cartucce usate per i vaporizzatori e le sigarette elettroniche provochino questa malattia polmonare, né sappiamo come e se la vaporizzazione concorra allo sviluppo di questa malattia che ha portato in ospedale centinaia di persone e ne ha uccise 12. Come ha ribadito un recente comunicato stampa rilasciato dal CDC, sono necessarie ulteriori informazioni per sapere se un singolo prodotto, sostanza o marca è responsabile delle lesioni polmonari. Svelare focolai come questo richiede la raccolta e l’analisi di informazioni complesse. Questa indagine epidemiologica è particolarmente impegnativa poiché coinvolge centinaia di casi in tutto il paese e i pazienti segnalano l’uso di un’ampia varietà di prodotti e sostanze. Sebbene non ci sia ancora una conferma ufficiale, questa malattia potrebbe essere causata da qualche sostanza ancora ignora presente nelle cartucce da svago non autorizzate e priva di controllo, come per esempio quelle fatte in casa. Accanto al mercato legale infatti, esiste un’economia sommersa di prodotti contraffatti, il che rende difficile tracciare esattamente ciò che i consumatori stanno consumando. Mentre la causa esatta della malattia non è ancora nota, gli investigatori si sono concentrati sui produttori di sostanze chimiche che si mescolano con THC e/o con nicotina per ottenere la viscosità desiderata o per allungare la loro offerta. Anche le fabbriche cinesi che producono cartucce e vaporizzatori hanno attirato l’attenzione. Alcuni di questi componenti sono utilizzati da prodotti regolamentati, oltre che illegali.Come si legge in un articolo del quotidiano inglese The Guardian, i consumatori non sanno necessariamente se stanno utilizzando un prodotto legittimo o un prodotto contraffatto, quindi potenzialmente pericoloso per la salute pubblica.