Walter De Benedetto, 48 anni, vive a Ripa di Olmo (provincia di Arezzo) e da anni soffre di artrite reumatoide. Questa patologia ha portato Walter a curarsi con la cannabis medica, ma i quantitativi che gli spettavano non riuscivano a soddisfare le sue necessità. Quindi, insieme all’amico Marco, aveva coltivato nove piante di cannabis allestendo una serra dentro casa sua, ma i carabinieri sono entrati nell’abitazione, le hanno sequestrate e il suo amico è finito in carcere.
Fanpage è stata una delle prime testate giornalistiche a raccontare la sua storia, insieme agli articoli di cronaca locale. Ma a dare voce all’accaduto ci ha pensato il giornalista e scrittore Adriano Sofri che, con un post sul suo profilo Facebook ha denunciato pubblicamente quello che era successo a Walter. “C’è una persona che chiede di essere aiutata. Walter De Benedetto ha oggi 48 anni, vive in una frazione di Arezzo, ha lavorato, finché ha potuto, nella USL, è stato, è ancora, un musicista poeta”, racconta a Sofri nel post, aggiungendo che la cannabis medica (nello specifico Bedrocan) con la quale Walter si cura, sia insufficiente e lo abbia costretto all’auto-coltivazione per garantirsi la terapia.
Chi è Walter De Benedetto?
Come è già stato introdotto da Sofri, Walter De Benedetto aveva lavorato all’ASL fino al 2014. A 15 anni gli era stata diagnosticata l’artrite reumatoide, una malattia infiammatoria cronicaautoimmune che colpisce le articolazioni. “Dopo aver fatto cento domande, brutte figure, essere stato deriso e apostrofato come tossico, a partire dal 2011-2012 mi prescrissero il Bedrocan, un farmaco a base di infiorescenze di cannabis. Dopo tre mesi avevo già tolto la morfina”,ha raccontato in un’intervista (del 21 marzo 2018) rilasciata a canapamedica.it, un progetto del giornalista Fabrizio Dentini. “In questi ultimi 4 anni sono andato avanti, probabilmente grazie al consumo costante di cannabis l’artrite reumatoide si è arrestata, si è praticamente fermata”. Walter racconta anche che la mancanza della cannabis medica e lentezza burocratica per ottenerla l’hanno indotto ad acquistare cannabis dal mercato nero negli anni passati, al fine di continuare la terapia. “Sto soffrendo giorno dopo giorno e ho dovuto pure fare un processo per un etto d’erba che mi cura solo un mese. Per fortuna mi hanno assolto pienamente perché il fatto non sussiste, visto che non sono riusciti a dimostrare che io spacciassi, essendo incensurato, con un lavoro e non avendo trovato bilance, il PM era anche a conoscenza del fatto che la ASL mi dava le infiorescenze e che ne avevo chiesto l’aumento”.
Il sequestro e l’arresto del suo amico
Molto probabilmente è state qualche vicino di casa di Walter a chiamare i carabinieri avvertendoli della serra fatta in casa. Questi, una volta entrati nell’appartamento hanno trovato 9 piante di cannabis coltivate da lui e dal suo amico Marco, che è stato arrestato. “Non ho commesso un reato penale ma un atto di disobbedienza per la mancanza del farmaco. Vorrei che il mio amico Marco, che è stato arrestato al posto mio per avermi aiutato nella coltivazione, venisse scagionato perché trovo che sia un’infamia contro un innocente che mi ha soltanto fatto un favore. Io ho tentato di prendere la responsabilità delle mie piante, ma non sono stato ascoltato, mentre Marco è stato preso quando si trovava a casa mia per darmi una mano in buona fede”. Sebbene coltivare cannabis sia illegale, il reato non è penale ma amministrativo. Inoltre, i carabinieri che hanno sequestrato le coltivazioni di Walter hanno pesato il quantitativo della cannabis rinvenuta calcolando le piante nella loro interezza (per un totale di circa 20 kg), anziché calcolare solo il peso delle infiorescenze della cannabis, cioè quella parte della pianta che possiedono gli effetti psicoattivi utili per Walter ad alleviare i suoi dolori. In un’intervista radiofonica del programma TG Zero (Radio Capital) del 15 ottobre, Walter De Benedetto ha inoltre specificato che il suo amico è stato trattenuto in caserma per una notte e alla perquisizione in casa sua erano presenti 8 carabinieri.
La mobilitazione e l’appello
La storia di Walter non è rimasta inosservata. Esponenti politici e personaggi pubblici (Il presidente del Corecom della regione Toscana Enzo Brogi, Il senatore del M5S Alfonso Ciampolillo e altri) si sono mobilitati in favore di Walter vedendo nella sua storia un’ingiustizia. Tra i più noti, il giornalista Andrea Scanzi ha accusato la persona che ha chiamato i carabinieri di delazione.
Walter De Benedetto non si era aspettato una tale mobilitazione per la sua causa. “Ne sono quasi stato travolto, non mi aspettavo una simile risposta, ringrazio voi e ringrazio tutti coloro che mi sono stati vicini”, racconta in un articolo de La Nazione. Walter è rimasto sorpreso dal movimento che si è scatenato non soltanto in favore suo, ma anche di tutti coloro che purtroppo si ritrovano nella sua stessa condizione. Nella stessa intervista però, Walter De Benedetto ha anche espresso la sua volontà al non essere intubato, qualora la patologia dovesse degenerare, nonostante la somministrazione di cannabis medica. “Quello che chiedo dalla vita è la dignità della morte. So cosa mi attende ma lo dico subito: non voglio essere intubato, non voglio sentirmi imprigionato in una macchina, incatenato senza speranza. Quando sarà l’ora, vorrò tornare di mia volontà alla sorgente”.
Il gruppo di sostegno e la raccolta fondi
Nonostante l’amico di Walter sia stato scarcerato dopo una notte, entrambi dovranno affrontare un processo per produzione e detenzione di sostanze stupefacenti. Su Facebook è stato creato un gruppo a sostegno di Walter e del suo amico Marco consultabile qui. Inoltre, al fine di aiutare Walter e Marco a sostenere le spese legali per il processo, è stata creata una raccolta fondi disponobile qui. Se volete restare aggiornati sulla storia di Walter potete seguire la sua pagina Facebook.
Foto di Niccolò Celesti per canapamedica.it