Weed World Italia ha intervistato la dott.ssa Lorenza Romanese, managing director di EIHA.
Ufficialmente fondata nel 2005, l’Associazione Europea della Canapa Industriale (European Industrial Hemp Association, EIHA) conta quasi 300 membri, formati da associazioni di canapa industriale provenienti da tutta Europa e da aziende. Questo consorzio rappresenta gli interessi comuni degli agricoltori e dei trasformatori di canapa industriale a livello europeo. EIHA è l’unico consorzio nel settore della canapa industriale in Europa e rappresenta piu del 70% dell’intero settore in Europa.
Nel febbraio 2019, EIHA ha nominato la dott.ssa Lorenza Romanese managing director dell’associazione. In precedenza, la dott.ssa Lorenza Romanese ha lavorato nel settore petrolifero e del gas e ha guidato l’Associazione europea dei viticoltori indipendenti. Si è laureata all’Università di Gorizia con un Master of Arts in European Affairs.
Weed World Italia ha intervistato la dott.ssa Romanese al fine di comprendere quali sono stati gli obiettivi raggiunti da EIHA all’interno dell’Unione europea e quali saranno gli obiettivi da raggiungere per il prossimo anno.
Quali sono le attività di EIHA all’interno dell’Unione europea?
EIHA ha iniziato la sua attività a Bruxelles nel mese di febbraio 2019. Ad oggi, siamo attivi in tutte le istituzioni europee. Nel Parlamento stanno lavorando sulla riforma della Politica Agricola Comune (PAC) 2021-2027. EIHA ha chiesto al Parlamento di votare a favore degli emendamenti che prevedono l’innalzamento dei livelli di THC negli alimenti. Poiché non possiamo rapportarci con il Consiglio europeo, intratteniamo rapporti con le rappresentanze permanenti che partecipano ai working group del Consiglio. Siamo a Bruxelles anche per cercare alleati, altre associazioni europee che potrebbero condividere le nostre posizioni. Abbiamo convinto il COPA-COGECA ad interessarsi della canapa e a supportare le nostre posizioni. Nel mese di aprile 2019, l’emendamento per l’innalzamento del THC è stato adottato grazie ad EIHA.
Avete raggiunto l’obiettivo di convincere l’Europa ad innalzare il livello di THC dei semi di canapa autorizzati dall’UE alla coltivazione dallo 0.2% allo 0.3%. Perché questa scelta e cosa cambierebbe per gli agricoltori?
Il dossier su questo tema era aperto dal mese di dicembre 2018. Abbiamo scelto di proporre lo 0.3% per conformarci con i livelli di THC della canapa industriale presente in Canada e negli Stati Uniti d’America (0,3%) benché siamo ancora lontani dalla Svizzera che ha l’1%. Abbiamo proposto tale livelli per combattere ad armi pari con altri competitor mondiali. Oggi, in Europa, sono presenti solamente 69 varietà nel catalogo. Dal 1999 si coltivano e si incrociano le stesse piante che, gradualmente, stanno diventando più deboli e possono essere attaccate facilmente da funghi e batteri. Per ovviare a questa situazione, saremmo costretti ad usare pesticidi, ma la forza della canapa è proprio quella di non avere bisogno né di pesticidi né di fertilizzanti. Se vogliamo mantenere questo trend, dobbiamo aumentare le varietà di canapa che possiamo coltivare al fine di avere un nuovo patrimonio genetico. Aumentando il livello THC allo 0.3% avremo a disposizione 500 varietà da coltivare. Inoltre, le varietà con un livello di THC dello 0.3% presentano caratteristiche interessanti, hanno la fibra più lunga e più resistente. Nel 1999, la Francia ha fissato arbitrariamente il livello di THC delle sementi allo 0.2% lasciando fuori dal mercato varietà come la Carmagnola, la Finola e alcune varietà ungheresi e creando di fatto un monopolio delle varietà di canapa francesi che oggi non bastano piu, dato che l’industria si interessa a cultivar con un maggiore tenore di THC.
Qual è la proposta di EIHA sui residui dei THC negli alimenti?
Non esistono linee guida europee per quanto riguarda il THC negli alimenti. Ciò che EIHA domanda sono regole ed un approccio europeo che garantisca un mercato unico sulla canapa, che ad oggi non esiste in Europa. Ci sono 28 Stati che adottano leggi diverse l’uno dall’altro. Se crediamo nella canapa a livello europeo, gli operatori devono avere a disposizione un quadro legislativo omogeneo ed unico. Ad oggi, esistono solamente linee guida redatte dalla Germania nel 1989, che sono ormai sorpassate e vanno riviste perché la capacità di analisi negli alimenti che abbiamo oggi è diversa da quella che avevamo nel 1989. Quello che chiediamo sono 10 ppm (parti per milione, ndr) di THC negli alimenti. A luglio 2019, abbiamo incontrato l’Autorità per la sicurezza alimentare (European Food Safety Authority, EFSA) di Parma per una riunione, nella quale abbiamo cercato di spiegare le ragioni scientifiche per le quali fissare 5 ppm di THC negli alimenti non è sostenibile, tenendo anche in considerazione che l’EFSA tollera livelli di codeina e morfina molto maggiori rispetto ai residui di THC.
Come vi state muovendo nel campo della canapa come novel food?
La questione del novel food tratta degli estratti di canapa e non soltanto del cannabidiolo (CBD). Riteniamo che il catalogo del novel food sia restrittivo nei confronti del CBD nonostante non sia vincolante per gli Stati Membri, ma quest’ultimi guardano in maniera molto attenta al Novel Food Catalogue. Il catalogo é cambiato 3 volte negli ultimi 15 anni, e ciò che era considerato legale 15 anni fa oggi non lo é più. Il settore della canapa industriale merita, come tutti gli altri settori industriali ed agricoli, una certezza giuridica che faciliti gli investimenti. Il catalogo è cambiato, ancora una volta, nel mese di gennaio 2019, definendo foglia, fiore ed estratti di canapa come novel food, ma abbiamo raccolto le prove che la canapa sia stato un alimento consumato prima del 1997. La canapa è un alimento tradizionale (da vendere senza pre market authorisation), a condizione che l’operatore rispetti il limite naturale dei cananbinoidi nella pianta, cioè la naturale quantità di cannabinoidi presenti nella canapa industriale. Come EIHA, abbiamo creato un consorzio con i nostri membri per avviare un processo di pre-marketing authorisation, che è un processo lungo e costoso che coprirà gli alti livelli di cannabinoidi (quelli che superano la natural share).
Qual è la situazione attuale della cannabis ad uso cosmetico a livello europeo e come volete cambiarla?
La Commissione europea aveva deciso che si dovesse utilizzare solo CBD sintetico nei prodotti cosmetici ad aprile di quest’anno e lo aveva inserito nel CosIng database(un elenco di ingredienti utilizzabili nell’industria cosmetica. ndr). Il CosIng database non è vincolante per gli Stati membri ma, proprio come il Novel Food Catalogue, è preso in considerazione da quest’ultimi. L’Unione europea aveva giustificato tale scelta in virtù di un esercizio dall’allineamento giuridico con la Single Convention del 1961. Sulla base di questi ragioni, le posizioni di EIHA sono state quelle di ribadire che la Single Convention è chiara nel sottolineare che si possono utilizzare le foglie della canapa. Alla fine, la Commissione europea ci ha dato ragione. EIHA ha proposto di inserire nel CosIng database le radici, le foglie e i fiori della canapa. Inoltre, ha proposto che l’uso del CBD in cosmetica non sia solo di origine sintetica. Due settimane fa il catalogo cosing è cambiato accogliendo quasi tutte le nostre rivendicazioni.
Qual è la situazione della filiera italiana rispetto quella dei Paesi europei?
L’Italia è l’unico Stato europeo che ha investito cosi pesantemente sul fiore della canapa. Altri Paesi europei, come Germania, Polonia e Lituania, stanno investendo molto su progetti a lungo termine. L’Italia invece, si è limitata ad investire sul fiore della canapa senza impiegare grossi investimenti a lungo termine nel settore canapa industriale.
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