Il subemendamento sulla canapa industriale ha regolarizzato la vendita dei prodotti a base di canapa con un livello di THC inferiore allo 0.5%. Cosa cambia per il coltivatore? E per il commerciante? Lo abbiamo chiesto all’avv. Giacomo Bulleri, esperto nel settore della canapa industriale.
Nella notte di mercoledì 11 dicembre la Commissione Bilancio del Senato ha approvato un subemendamento che tassa la coltivazione e commercializzazione di biomassa di canapa e infiorescenze. In sintesi, il testo approvato sancisce la liceità alla commercializzazione delle infiorescenze di cannabis light e derivati con un livello massimo di THC dello 0.5% e colma il vuoto legislativo della legge n. 242/2016, andandola a modificare. Abbiamo chiesto all”avv. Bulleri, esperto nel settore della canapa industriale, cosa cambierebbe per il coltivatore e per il commerciante se il subemendamento diventasse legge dal 1 gennaio 2020.
Gentile dott. Bulleri, quali sono i punti principali di questo subemendamento?
Il subemendamento inserisce tra le finalità della legge sulla canapa industriale n. 242/2016 anche il commercio della canapa. Si esplicita la possibilità di coltivare e cedere tutte le parti della pianta e si stabilisce il limite del THC inferiore allo 0.5%. Il subemendamento che ci pone molto all’avanguardia rispetto altri Paesi. Ad esempio, per quanto riguarda la canapa industriale, il limite di THC negli USA è dello 0.3%. Un pensiero va anche a tutti coloro che sono stati indagati e che hanno un processo in corso. La stagione del terrore e delle diseguaglianze è finita.
Cosa cambierebbe per il coltivatore?
Oltre ad una maggiore sicurezza dal punto di vista legale, adesso il coltivatore può coltivare, raccogliere e vendere tutte le parti della pianta. Potrà vendere queste parti alle aziende che fanno trasformazione. il subemendamento traccia una linea di demarcazione tra cosa è considerata sostanza stupefacente , modificando il testo unico sulle droghe (cannabis e derivati con un livello di THC superiore allo 0.5%), e cosa invece ricade nella legge n. 242/2016 (cannabis e derivati con un livello di THC inferiore allo 0.5%). La gamma dei prodotti a base di cannabis ha la possibilità di essere ampliata perché si potranno usare tutte le parti della pianta. Per esempio, il mercato del CBD si potrebbe ampliare molto. Tuttavia, rimane da risolvere (e non era compito del subemendamento farlo) la questione legata ai prodotti alimentari contenti CBD. Per quanto riguarda la biomassa di canapa, ad eccezione di semi, canapulo e fibra, si pagherà 12 euro a tonnellata per punto percentuale. Per esempio, se un coltivatore produce una tonnellata di canapa con un livello di CBD all’1%, pagherà un’imposta sulla fabbricazione di 12 euro, mentre, se la stessa tonnellata avrà un livello di CBD del 4%, pagherà 48 euro. È un sistema in cui pagheranno di più le industrie di estrazione di cannabinoidi anche se saranno quelle che avranno i maggiori benefici.
Oltre al dovere di ottenere rilasciata dal competente Ufficio dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, pari ad un valore di 258 euro, cosa cambierà per il commerciante?
Per il commerciante c’è la sicurezza di non commettere un reato penale vendendo prodotti a base di cannabis con un THC inferiore allo 0.5%. Inoltre, avrà la possibilità di ampliare la sua gamma di prodotti da vendere, avrà riferimenti legislativi certi e dovrà quindi rispettare determinati parametri.