Scontro in aula su emendamento sulla canapa dopo la sua cancellazione avvenuta per mano della presidente del Senato Casellati.
L’emendamento sulla canapa è stato dichiarato inammissibile dalla presidente del Senato Elisabetta Casellati durante la seduta in Senato per votare il ddl di Bilancio. Secondo quanto spiegato dalla presidente, l’emendamento sarebbe di natura ordinamentale e non finanziaria poiché andrebbe a modificare la legge sulla canapa agroindustriale n. 242/2016, estendendo l’ambito di applicazione della legge anche alla vendita dei prodotti a base di cannabis.
La decisione della Presidenza del Senato ha scatenato un confronto in Aula tra maggioranza e opposizione. I senatori del M5S Alberto Airola, Matteo Mantero e Francesco Mollame hanno espresso delusione nei confronti di tale decisione e hanno chiesto alla presidente del Senato una prova con la quale si dimostrasse che la sua decisione fosse stata scevra da condizionamenti politici.
Intervento di Matteo Mantero
Intervento di Alberto Airola
La presidente del Senato Casellati si è difesa in aula sostenendo che la decisione fosse di natura tecnica e aggiungendo: “se ritenete questa misura importante per la maggioranza fatevi un disegno di legge”. Il viceministro dell’Economia Antonio Misiani, che era presente in aula, ha dichiarato: “i commi stralciati non hanno effetti dal punto di vista della finanza pubblica e anche quelli che hanno effetti sono limitatissimi. Non ravvisiamo la necessità di una nuova relazione tecnica, la ragioneria dello Stato aggiornerà la relazione barrando le norme inammissibili”.
Cosa prevedeva l’emendamento sulla canapa?
L’emendamento in questione prevedeva un’imposta di fabbricazione applicando al prezzo di vendita le aliquote percentuali in misura pari 12 euro per mille chilogrammi, per ogni punto percentuale (% p/p) di cannabidiolo (CBD) presente nella biomassa, il pagamento dell’imposta di 258 euro all’Ufficio dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per i soggetti coinvolti nella vendita, l’inserimento della vendita di qualsiasi parte della pianta, compresi i fiori, le foglie, le radici e le resine all’interno della legge n. 242/2016 e una soglia del livello di THC dello 0.5%.
Secondo l’art. 128 del Regolamento del Senato, sono inammissibili “gli emendamenti, d’iniziativa sia parlamentare che governativa, al disegno di legge di bilancio che rechino disposizioni contrastanti con le regole di copertura o estranee all’oggetto della legge di bilancio in base alla legislazione vigente, ovvero volte a modificare le norme in vigore in materia di contabilità generale dello Stato”. Tuttavia, l’emendamento in questione presentava due norme di natura finanziaria: una recante un’accisa sulla biomassa e l’altra il il pagamento dell’imposta di 258 euro all’Ufficio dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
La reazione dell’opposizione
La reazione della Lega non si è fatta attendere. “Ci tengo a ringraziare tecnicamente il presidente del Senato a nome di tutte le comunità di recupero dalle dipendenze che lavorano in Italia e a nome delle famiglie italiane per aver evitato la vergogna dello Stato spacciatore”, ha detto Matteo Salvini a seguito della decine della presidente del Senato.
Intervento di Matteo Salvini
Sin dall’approvazione dell’emendamento sulla canapa, i partiti dell’opposizione avevano criticato il provvedimento. Nel fine settimana, era stato soprattutto il senatore di FI Maurizio Gasparri che ha affermato che “l’emendamento sulla cannabis light è palesemente inammissibile, non può rimanere nella Legge di Stabilità”. Anche la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni aveva criticato l’emendamento. ” Sono senza parole: parliamo di una norma folle, che permette di spalancare le porte alla vendita legale di quei prodotti con cannabis a basso contenuto di Thc che il Consiglio superiore della Sanità ha giudicato estremamente pericolosi per la salute”.