Il cannabidiolo è uno dei cannabinoidi più importanti della cannabis. Non ha effetti psicotropi, ma il suo consumo alimentare non è stato ancora regolato. Intanto il mercato del CBD cresce sempre di più.
Articolo scritto da Dario Sabaghi
Articolo pubblicato sulla rivista cartacea di Weed World Italia del bimestre giugno/luglio 2019. Alcuni dati e situazioni potrebbero essere variate.
A differenza del THC, il livello del cannabidiolo (CBD) non è espressamente regolato dall’Unione Europea, sebbene sia uno dei più importanti cannabinoidi della cannabis. La sua peculiarità è che, al contrario del THC, non rilascia effetti psicotropi. Ha un effetto sedativo e calmante ed è utile nel campo medico e in quello del benessere in quanto ha una funzione antinfiammatoria, rilassante, oltre che ad essere protagonista di importanti e innovativi studi medici riguardanti il campo oncologico e psichiatrico. Infatti, è anche utilizzato per curare l’insonnia, ansia e dolori cronici.
Attualmente in Italia, il CBD è venduto come olio e contenuto in prodotti cosmetici, ma non c’è ancora una legge comunitaria che regoli il suo utilizzo nell’industria alimentare. Sebbene la coltivazione e la trasformazione della pianta della canapa sia regolamentata dall’UE e la sua liceità è data dal livello di THC in essa contenuta (0.2%-0.6%), il principio attivo del CBD, estratto dalla pianta della canapa, manca di una regolamentazione adeguata sia a livello europeo che a livello italiano.
Il CBD fa parte dei novel food (alimenti nuovi), cioè un catalogo in cui sono stati inseriti gli alimenti e gli ingredienti che non sono stati consumati prima del 15 maggio 1997, data in cui era entrata in vigore la normativa CE 258/97 e che regolamentava l’immissione di nuovi alimenti sul mercato europeo. Secondo quanto confermato da una e-mail della portavoce della Salute e della Sicurezza alimentare della Commissione Europea Anca Paduraru, “ad oggi, non c’è stata nessuna richiesta da parte di nessun Stato Membro dell’applicazione dell’articolo 4 sullo stato del CBD come novel food”. Ma qual è la situazione legislativa del CBD negli alimenti negli Stati Uniti e in Europa? E in Italia?
La situazione in USA e UE
Al momento, In Italia è vietata la vendita di prodotti alimentari a base di CBD. Si possono acquistare oli, creme, cristalli puri e altri prodotti dell’industria cosmetica. Ciononostante, il mercato italiano della canapa sta guardando con attenzione alla produzione, alla trasformazione e alla commercializzazione del CBD. Come ha evidenziato il Presidente di Federcanapa Beppe Croce ”Il mercato del cannabidiolo è di estremo interesse, visto che ormai si è dimostrato che il CBD ha delle proprietà salutistiche e terapeutiche paragonabili al THC, anche se con proprietà diverse, ma, non avendo effetti psicotropi, sta generando grande interesse. E quindi considero che sia essenziale utilizzarlo in campo terapeutico ma anche in campo della prevenzione della salute, quindi negli alimenti, perché il primo metodo per star sani è il modo in cui ci alimentiamo. Non a caso ci sono aziende italiane interessate nella canapa da estrazione”.
Il mercato globale del CBD è in espansione. Secondo uno studio della rivista americana Hemp Business Journal, il mercato americano del CBD è destinato a raggiungere 2,1 miliardi di dollari in vendite entro il 2020. Sebbene la legalizzazione della cannabis negli Stati Uniti sia recente, non mancano pareri negativi da parte degli enti governativi per quanto riguarda l’uso del CBD negli alimenti. La Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha dichiarato che è illegale vendere prodotti alimentari contenenti CBD poiché estratto dalle infiorescenze, dove è contenuto anche il THC.
A livello europeo non esiste un regolamento comune sull’utilizzo del CBD negli alimenti o come integratore alimentare. La portavoce della Commissione Europea per la salute, sicurezza alimentare ed energia Anca Paduraru, ha dichiarato che è a discrezione degli Stati Membri elaborare una normativa interna che determini l’impiego del CBD negli alimenti e a quali livelli di concentrazione.
La portavoce dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) Maria Tejero, ha comunicato a Weed World che l’EFSA ha ricevuto una richiesta di autorizzazione per immettere nel mercato il CBD come novel food e integratore alimentare da parte della società ceca Cannabis Pharma. Al momento, la commissione europea sta esaminando la richiesta, che sarà poi trasferita all’EFSA per un ulteriore controllo dal punto di vista tecnico e scientifico.
Qual è la legislazione italiana riguardante il cannabidiolo?
“Come Federcanapa, stiamo spingendo affinché il CBD sia riconosciuto come integratore alimentare” ha dichiarato il Presidente Beppe Croce. Inoltre, ha aggiunto che “si dovrebbe iniziare a legiferare sul serio su quali debbano essere i limiti di THC negli alimenti e utilizzare il CBD o l’infiorescenza per tisane o birre aromatizzate, che ci sono, ma sono in un limbo di illegalità”.
Per quanto riguarda il livello di THC negli alimenti, il Ministero Della Salute ha prodotto una bozza che fissa i limiti massimi consentiti per la produzione di alimenti derivati dalla canapa, ma non ha ancora legiferato sui limiti del Cannabidiolo che possono essere contenuti negli alimenti.
Per sopperire a questa mancanza, L’Associazione Europea della Canapa Industriale (EIHA) ha proposto una classificazione dell’uso del CBD come ingrediente o integratore alimentare. La proposta dell’EIHA è quella di suddividere l’uso del CBD in tre categorie a seconda delle concentrazioni del suo principio attivo. Il CBD puro o un prodotto ad alto contenuto di CBD (assunzione di più di 200 mg al giorno) dovrebbe essere disponibile in farmacia e venduto come farmaco con o senza prescrizione. Una concentrazione media di CBD (assunzione tra i 20 mg e i 200 mg) invece, può essere usato anche come medicinale o integratore alimentare senza alcuna prescrizione. Il CBD ad una bassa concentrazione (assunzione di meno di 20 mg al giorno) infine, potrebbe essere usato come ingrediente alimentare senza restrizioni.
Favorevole alla proposta dell’EHIA è stata Federcanapa, che ha abbracciato la proposta e si riprometti di portarla in Parlamento. “Noi siamo pienamente d’accordo con l’EIHA, per cui sosteniamo la stessa linea per la quale il CBD dovrebbe avere un riconoscimento nel settore alimentare e nutrizionale a diversi livelli o anche nel settore farmaceutico, per cui a seconda delle concentrazioni di CBD. È chiaro che se parliamo di CBD puro in cristalli oppure di oli ad alta concentrazione di CBD, questi prodotti dovrebbero andare nel settore farmacologico, ma sotto una certa soglia può essere considerato integratore alimentare o novel food e al di sotto ancora di una certa soglia può essere usato come alimento. Questa è la posizione che proporremo al governo italiano in Parlamento”.
I consigli legali sul CBD negli alimenti
L’avvocato Giacomo Bulleri svolge attività di consulenza ed assistenza nel settore della canapa industriale e terapeutica proponendo soluzioni e pareri interpretativi alle aziende del settore.
Per quanto riguarda la situazione alimentare, Il CBD non può essere sicuramente un additivo alimentare. Al tempo stesso però, il CBD non rientra tra le sostanze indesiderabili nel regolamento dei contaminanti, quindi si crea un’apertura sul lato alimentare, sotto la categoria delle preparazioni aromatiche. L’obiettivo è quello di andare a inserire gli estratti di cannabinoidi non psicoattivi nel decreto del ministero della salute degli integratori alimentari, quindi aggiungendo a seme e a olio, anche gli estratti.
Se il CBD è etichettato come additivo alimentare, si possono rischiare potenziali contestazioni. A mio avviso, l’unica chance su cui si può avere un’apertura, uno spazio di manovra che sia rispettoso dei regolamenti europei, è l’etichettatura come preparazione aromatica. Ad un’azienda converrebbe rispettare la normativa esistente, che consente degli spazi di manovra in cui si può inserire come preparazione aromatica che contribuisce a determinare l’alimento.
Articolo pubblicato sulla rivista cartacea di Weed World Italia del bimestre giugno/luglio 2019.
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