Facciamo un passo indietro e diamo uno sguardo agli eventi che hanno interessato il mercato della Cannabis negli ultimi 15.000 anni; pensiamo al nostro mondo e a cosa ci aspetterà nei prossimi 10-20 anni con la globalizzazione e il rinascimento della Cannabis in tutto il mondo.
Articolo scritto da Fred Delisio
Articolo pubblicato sulla rivista cartacea di Weed World Italia del bimestre giugno/luglio 2019.
Nella contea autonoma Bama, in Cina, la durata media di vita è attualmente di 109 anni: da 15.000 anni gli abitanti di questo villaggio coltivano (il termine “Sativa” deriva dal latino e significa “coltivare”) e consumano semi di Cannabis Sativa, cucinano con l’olio di Cannabis, indossano abiti realizzati con le fibre di questa pianta e utilizzano l’olio della pianta femmina come farmaco per vari disturbi.
Questa varietà, la Bama Yao, è la specie originaria della Cannabis Sativa, coltivata per ricavarne fibre, semi e olio, ed è principalmente una pianta a dominanza CBD, dal momento che cresce in un clima freddo e umido. La fibra, data la sua sorprendente resistenza, è stata adottata rapidamente per la fabbricazione di corde, vele (il termine “Canvas”, ovvero “tela da vele”, deriva da “Cannabis”), abiti, cesti e così via, mentre dal seme sono stati ricavati olio per cucinare e proteine; per tale motivo la pianta si è diffusa molto rapidamente in tutto il mondo, coltivata e utilizzata dovunque fin dai primordi dell’umanità.
Con il passare del tempo la Cannabis Sativa della Contea di Bama, ha raggiunto la Thailandia e l’Asia sud-occidentale, dove la chimica della pianta ha iniziato a mutare a causa dei climi più caldi, quindi è passata in Afghanistan e India intorno al 3.000 a. C., assumendo caratteristiche a maggiore dominanza indica (THC da Cannabis Indica), e poi in Marocco ed Europa tra il 600-700 d. C.
Il suo viaggio è proseguito in Africa, da dove le navi che trasportavano schiavi e merci hanno portato il seme di Cannabis fino in Sud America tra il 1400 e il 1600. In America la pianta è giunta con diverse varietà di Cannabis Sativa dal Sud America e di Cannabis Indica dall’India, attraverso la Gran Bretagna e il Canada, intorno al 1700 e quindi utilizzata per fini terapeutici.
Citando le parole di George Washington: “Sono molto lieto che il giardiniere abbia salvato tanto dei semi di St. Foin [erba santa] e di quelli della canapa indiana. Sfruttali al meglio tutti e due, seminandoli di nuovo nei solchi. Prepara bene il terreno e pianta i semi (St. Foin) ad aprile. La canapa si può seminare dovunque”.
E poi, siccome la canapa era tanto diffusa, abbiamo utilizzato l’olio ricavato dai semi per cucinare e condire, oltre a consumarne il cuore (i semi con il guscio) come cereali, ecc., in modo da integrare il nostro sistema endocannabinoide con gli indispensabili oli Omega 3 e Omega 6 (la fonte più ricca e preziosa di questi oli sul nostro pianeta: una sostanza necessaria per il buon funzionamento del corpo).
Questo è il motivo per cui il CBD e gli altri cannabinoidi dimostrano la propria efficacia in così tanti ambiti diversi, per il trattamento di disturbi così eterogenei: il nostro corpo si è sviluppato in simbiosi con questa pianta meravigliosa, fino a diventare dipendente dalla sua ricca fonte di sostanze chimiche e nutrienti.
Stiamo già iniziando a vedere i benefici garantiti con la diffusione della Cannabis negli Stati Uniti
Basta leggere le storie pubblicate tutti i giorni in merito ai vantaggi ottenuti riguardo al trattamento di questo o quel disturbo. La pianta è utilizzata anche come integratore alimentare con fini di prevenzione, per proteggere il corpo da vari squilibri, potenziali cause di 23 tumori aggressivi, Alzheimer, Parkinson, epilessia, ecc.
Tuttavia, per quanto sia rapida l’approvazione e l’adozione di queste sostanze come trattamenti validi per i disturbi citati, gli Stati Uniti sono arretrati rispetto al Canada: qui e in altri luoghi del pianeta il rinascimento della cannabis sta avvenendo molto più velocemente.
Il Canada conquisterà presto anche il mercato statunitense semplicemente perché gli USA sono in stallo e non c’è nulla da fare al riguardo: la questione è diventata un elemento di contrattazione politica, dove rimanere impantanati e sommersi.
Giusto per dare uno sguardo in prospettiva: negli anni quaranta e cinquanta musicisti, artisti, hipster e simili erano tutti presi a sperimentare ogni genere di sostanze legali e illegali, tra cui la più diffusa era la cannabis.
Tra l’altro, non mi piace usare il termine marihuana/marijuana proprio perché lo considero un termine dispregiativo, impreciso, evocato per denigrare quelli che ne fanno uso e controllare le minoranze che impiegano questa sostanza come farmaco per una miriade di patologie. Si è trattato di una mossa subdola e meschina, che ha causato pena e angoscia a delle povere persone che non potevano permettersi farmaci prodotti legalmente.
Una band di New York, David Peel and The Lower East Side, nel 1968 aveva addirittura ottenuto un contratto record da Elektra Records per la pubblicazione di un album intitolato “Have a Marijuana”. Inutile dirlo: la cannabis permeava la rivoluzione controculturale degli anni sessanta. Io nel 1971 feci propaganda a favore della Proposition 19, ovvero il referendum con cui si chiedeva la legalizzazione della Cannabis, in California. Ma andò male.
La reazione è stata: ok, ancora 4, forse 8 anni e la proposta passerà. 47 anni dopo, ed ecco, la Cannabis finalmente è legale in California.
Ora che il Farm Bill [legge americana che prevede, tra l’altro, la legalizzazione della canapa] è stato approvato, vedremo la “canapa” esplodere in tutta la nazione. La canapa sarà coltivata per le fibre e i semi, per produrre tessuto e olio per cucinare, ecc. Tuttavia, una delle ragioni principali per la rinascita della canapa è il contenuto elevato di CBD della pianta, da utilizzare in farmaci e integratori.
Il Farm Bill: un passo enorme nella giusta direzione, vero…?!?
No, non siamo così fortunati. Chi detiene il potere negli USA ha già proclamato con grande enfasi che “il CBD ricavato dalla canapa o qualsiasi altra fonte è ancora una sostanza controllata”.
Il Farm Bill non ha affrontato la questione della legalità del CBD e ciò è destinato a generare un’enorme confusione – occorreranno altri 5 anni, almeno, per rimediare a tutte le ripercussioni causate al mercato della Cannabis da quanto previsto (e non previsto) dal Farm Bill.
Il dato positivo, a tale riguardo, è che, entro 5 anni, la Cannabis (in tutte le sue forme e proporzioni) crescerà dovunque negli Stati Uniti e nessuno potrà sapere nello specifico cosa venga coltivato in tutti quei campi senza testare ogni pianta: a quel punto avremo vinto, in un certo qual modo, definitivamente.
Qui negli USA stiamo raggiungendo un punto di non ritorno, per cui, quali che siano le leggi locali e le limitazioni federali, siamo liberi di fare ciò che vogliamo come singoli, senza temere troppe ripercussioni se coltiviamo un po’ di piante o ci diamo al vaping quanto desideriamo.
Ma torniamo al Canada. Il Canada ha chiaramente un vantaggio iniziale sugli Stati Uniti. I canadesi hanno già aumentato gradualmente la produzione di canapa e ora stanno incrementando rapidamente la produzione e la lavorazione della Cannabis per il consumo, con diverse società impegnate a vendere e spedire direttamente la merce via web. Il Canada è destinato a dominare il mercato della Cannabis nel mondo occidentale per un certo periodo.
La produzione di canapa in Russia si è ridotta a circa 1500 ettari per l’intero Paese, con le fibre sintetiche che stanno sostituendo la canapa in tutte le applicazioni in cui era precedentemente impiegata.
Sembra che la Corea del Nord coltivi la canapa industriale e la usi praticamente per tutto.
Non abbiamo notizie certe, perché si tratta del Paese sottoposto agli embarghi più pesanti del mondo, ma il punto è effettivamente questo: proprio perché la Corea del Nord è così isolata dai mercati mondiali, ha utilizzato la canapa fin dai tempi antichi e lo fa ancora, ricavando dalla pianta anche il biodiesel per alimentare i veicoli.
Naturalmente si tratta per la maggior parte di congetture, basate su dati raccolti attraverso una miriade di fonti al di fuori della Corea del Nord, dato che da quel Paese trapelano ben poche informazioni.
Il Cile ha iniziato a incrementare la produzione della canapa, che era stata una coltura preziosa per più di 500 anni, da quando i conquistadores la utilizzavano per vele, corde, abiti e tessuti. Attualmente si sta assistendo alla rinascita delle aziende produttrici di canapa. Infatti, il Cile sta pianificando lo sviluppo di una fiorente attività dedicata alle fibre naturali, oltre che all’utilizzazione della pianta per la produzione di olio, medicinali, biodiesel, ecc.
Molti Paesi del mondo stanno condividendo il nuovo ritorno alla coltivazione, produzione e utilizzo della Cannabis.
Paesi come l’Uruguay hanno legalizzato di recente tutti i tipi di Cannabis e relativi derivati. La Colombia ha fatto altrettanto, legalizzando la Cannabis terapeutica. Si tratta di due Paesi pronti a esplodere sulla scena, dal momento che, al di fuori del Canada, costituiscono i due più grandi produttori legali del mondo.
Ora, però, torniamo ai dati concreti e parliamo dei mercati attualmente attivi nella produzione della canapa. Più del 70% della canapa mondiale è prodotta in Cina. Il 70%, ovvero 2/3 della fornitura mondiale di questa pianta.
Basterebbe una semplice variazione nella genetica e i Cinesi potrebbero essere non solo i maggiori produttori e fornitori di CBD, fibre e olio al mondo, ma anche eclissare le forniture di Cannabis ricca di THC di tutti gli altri Paesi. Introducendo un nuovo gruppo di varietà, la Cina potrebbe diventare molto rapidamente il leader mondiale per le esportazioni di Cannabis terapeutica verso gli altri Paesi, in base all’evoluzione delle leggi federali e internazionali.
Tanto per fare un esempio, l’Oregon attualmente sta cercando di ottenere la licenza per esportare prodotti a base di Cannabis verso gli stati che abbiano già approvato leggi volte a consentire la Cannabis per uso ricreativo/terapeutico, ma ha problemi nello sviluppo/mantenimento di una produzione sufficiente a soddisfare le richieste.
Il problema è che la Cina, ironicamente, non ha alcun interesse per la Cannabis terapeutica
Infatti, pur essendo il maggiore produttore di Cannabis sul pianeta, la Cina considera questo prodotto un autentico pericolo per i giovani e, dal punto di vista terapeutico, non gli riconosce alcun valore.
Recentemente, in occasione del 61° meeting della CND (Commissione delle Nazioni Unite sulle Droghe Pericolose), l’Organizzazione mondiale della sanità, dopo aver passato 3 anni a “riesaminare” gli studi in materia di Cannabis, ha raccomandato di rimuoverla dall’elenco delle sostanze più pericolose. Dopo tutto questo, la CND ha annunciato che “i risultati sulla Cannabis sono stati mantenuti riservati” e non ha indicato alcuna data per la relativa pubblicazione.Questo è quanto è stato divulgato: “Durante la sessione, un rappresentante della Cina ha espresso a gran voce le proprie obiezioni in merito alla riclassificazione“.
A livello globale la cannabis non è utilizzata come farmaco clinico di prima linea e può essere completamente sostituita da altri farmaci. Siamo preoccupati del fatto che, allentando il controllo sulla cannabis, potremmo inviare il segnale sbagliato alla comunità internazionale e fuorviare il pubblico, specialmente i giovani”.
Russia, Pakistan e ASEAN (Indonesia, Brunei, Malesia, Myanmar, Cambogia, Filippine, Singapore, Laos, Thailandia, Vietnam) hanno appoggiato all’unanimità le obiezioni della Cina.
Come si può vedere, un ampio segmento di mondo non è nemmeno vicino alle attuali posizioni tolleranti di Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Messico e alcuni Paesi sudamericani riguardo alla Cannabis.
Tutte queste informazioni sono molto deludenti: ci dobbiamo rendere conto che la nostra battaglia per la legalizzazione della Cannabis in tutte le sue forme, per tutti gli usi e i benefici ottenibili, è lontana dall’essere finita. Ci vorrà ancora tempo prima che possiamo volare in qualsiasi parte del mondo con la nostra miscela preferita, esposta con orgoglio nel taschino del giubbotto, nel portamonete e nel bagaglio a mano.
Il lato positivo di tutto questo è che il CBD, il THC e altri cannabinoidi in tracce andranno a permeare le nostre vite, più che mai prima e questo può essere solo positivo per l’umanità. Il costante supporto alla Cannabis in tutti gli Stati Uniti continuerà e la diffusione di questa pianta in USA, Canada e Messico farà scendere il costo del CBD e degli altri cannabinoidi, per cui, molto presto, tutto ciò che mangerete, berrete o vi strofinerete sul corpo conterrà questo magico elisir e utilissimo integratore.
Di conseguenza, assisteremo a un’impennata dei farmaci a base vegetale, dal momento che le ricerche approfondite su questa pianta largamente trascurata hanno dimostrato i grandi benefici per l’umanità.
La maggior parte dei medicinali finora prodotti dalle società farmaceutiche era frazionata da piante esistenti o sintetizzata dopo aver scoperto il composto presente in natura.
È il momento di accogliere i miracoli creati dalla Terra per curarci e non permettere più alle grandi società di compromettere la nostra salute e il nostro benessere, raccontandoci che “loro sanno cosa e è meglio per noi”.
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