La Cassazione ha pubblicato le motivazioni della sentenza sulla coltivazione domestica della cannabis. Ecco cosa dice.
Il 19 dicembre 2019, la Corte Suprema di Cassazione a Sezioni Penali Unite aveva pubblicato una sentenza su una controversia riguardante la coltivazione domestica di due piante di cannabis.
Secondo la Cassazione, coltivare cannabis in casa per uso personale non lede la salute pubblica e non favorisce la circolazione della sostanza alimentandone il mercato. In sostanza, la Cassazione ammette la coltivazione di uno scarso numero di piante, non precisandone il numero, il cui prodotto (cioè le infiorescenze) appare destinato all’uso personale.
Le motivazioni della sentenza
A quasi quattro mesi dalla decisione, la Cassazione ha pubblicato le motivazioni di tale sentenza. Innanzitutto, le Sezioni Uniti escludono la coltivazione domestica dall’ambito dell’art. 75 (illeciti ammministrativi) del testo unico sugli stupefacenti “perché tale disposizione non si riferisce in nessun caso alla coltivazione, neanche a quella penalmente rilevante”. Secondo la cassazione inoltre, le coltivazioni domestiche non sono equiparabili alle produzioni di cannabis che rientrano nell’art. 73 del testo unico sugli stupefacenti perché “queste hanno, per definizione, una produttività ridottissima e, dunque, insuscettibile di aumentare in modo significativo la provvista di stupefacenti”. In altri termini, la coltivazione domestica di cannabis per uso personale non è in grado di alimentare il mercato illecito degli stupefacenti.
A questo punto però, la Cassazione descrive i parametri affinché una coltivazione sia considerata domestica:
Ovvero:
- la coltivazione deve essere composta da uno scarso numero di piante (non è specificata la quantità);
- il suo svolgimento in forma domestica deve essere rudimentale e non equiparabile ad una produzione industriale;
- non devono essere presenti indici di un inserimento dell’attività nell’ambito del mercato degli stupefacenti;
- il prodotto è destinato all’uso esclusivo di chi la coltiva.
Precisazioni
Come avevamo già ribadito in un articolo che spiegava la sentenza della Cassazione prima che le motivazioni fossero rese pubbliche, la coltivazione continuerà a non essere legale perché dal punto di vista legislativo una sentenza non cambia niente. In quell’occasione infatti, l’avvocato Carlo Alberto Zaina aveva precisato che la Cassazione aveva realizzato una deroga, elencando una serie di situazioni indeterminate e generiche e demandando al giudice di merito ogni responsabilità perché dal punto di vista legale appunto, non cambia niente. Dovrà essere quindi la politica, attraverso una legge, a rendere legale e regolare la coltivazione domestica di cannabis per uso personale. Tuttavia, questa sentenza è un passo importante per il riconoscimento della coltivazione domestica di cannabis perché i giudici dovranno tener conto di questa sentenza della Cassazione quando decideranno sui singoli casi.
Immagine di copertina: google.com
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