La velocista americana Sha’Carri Richardson non potrà partecipare alle Olimpiadi di Tokyo 2020 dopo essere risultata positiva alla cannabis.
Ad aprile 2021, Sta’Carri Richardson, 21 anni, aveva battuto il suo record personale nella gara di 100 metri femminile che l’aveva portata a diventare una delle 6 donne più veloci di tutti i tempi. Tuttavia il primo luglio, Richardson è risultata positiva al THC dopo una gara di prove prima della partecipazione ai giochi olimpici di Tokyo. L’essere risultata positiva al THC ha invalidato il suo risultato ed è stata sospesa per 30 giorni, a cominciare dal 28 giugno. Dopo aver accettato tale decisione, la partecipazione di Richardson alle Olimpiadi è stata compromessa.
Richardson, scusandosi per l’accaduto, aveva detto, in intervista al programma Today della NBC, di aver consumato cannabis per far fronte alla morte della madre biologica.
Cannabis e antidoping
La cannabis è nella lista delle sostanze proibite dell’Agenzia mondiale antidoping. Tale divieto però, è valido solo nei giorni delle gare e non al di fuori della competizione. Inoltre, le regole dell’Agenzia sono seguite sia dal Comitato Olimpico, sia da quello Paralimpico.
Perché L’Agenzia antidoping vieta l’uso della cannabis?
Tuttavia, in molti stati USA la cannabis è legale, sia a livello creativo, sia a livello medico. Viene allora da domandarsi: perché L’Agenzia antidoping vieta l’uso della cannabis? La principale motivazione risiede nel fatto che l’Agenzia ritiene che la cannabis aumenti le performance sportive. Uno studio del 2011 dell’Agenzia antidoping conclude che i recenti progressi nella comprensione del sistema cannabinoide dimostrano l’uso di cannabis potrebbe influenzare positivamente le prestazioni sportive. Di conseguenza, se migliorano le prestazioni, la cannabis rappresenta un rischio per la salute o viola “lo spirito dello sport”. Inoltre, regole dell’Agenzia si applicano a tutti gli sport olimpici, anche se molti hanno criticato questo approccio universale.
Sempre più atleti sportivi consumano CBD
Bisogna precisare però, che non ci sono molti studi a riguardo sull’effettivo beneficio della cannabis sulle prestazioni sportive dei professionisti, mentre ci sono numero ricerche che dimostrano l’efficacia del cannabidiolo (CBD) sulla gestione del dolore muscolare e sull’ansia degli sportivi. Grazie alle sue proprietà anti-infiammatorie e analgesiche infatti, l’uso del CBD sta diventando molto popolare tra gli atleti professionisti e sempre più organi sportivi ne stanno autorizzando l’uso.
Le reazioni al caso di Sha’Carri Richardson esclusa dalle olimpiadi per aver consumato cannabis
Il caso dell’esclusione di Sha’Carri Richardson ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 ha sollevato non poche critiche e ha messo in discussione le scelte dell’Agenzia Mondiale antidoping. Il Presidente degli Stati uniti d’America joe Biden ha commentato la vicenda dichiarando: “le regole sono regole”. Tuttavia, proprio queste regole sono diventate base di discussione politica.
Molte persone hanno sostenuto moralmente Richardson, che si è vista evaporare i suoi sogni olimpici. Altre critiche sono arrivate da medici che hanno sottolineato come l’uso di cannabis da parte degli atleti abbiano un effetto negativo sulle performance sportive. Per finire, molti commentatori e sportivi professionisti hanno detto che inserire la cannabis nelle sostanze proibite dall’antidoping insieme a steroide e altre sostanze che danno un boost alla performance sportiva non ha alcun senso logico. Infatti, nell’ultimo periodo, diverse organizzazioni sportive americane, come il football americano, il baseball, l’hockey e le arti marziali miste (MMA), hanno alleggerito o addirittura eliminato le loro politiche sul consumo di cannabis da parte degli atleti.
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