L’Agenzia mondiale antidoping ha dichiarato che revisionerà lo status della cannabis all’interno delle sostanze illecite a partire dal 2022.
Il comitato esecutivo dell’Agenzia mondiale antidoping si è riunito martedì 14 settembre 2021 per prendere diverse decisioni e formulare raccomandazioni al Consiglio di fondazione dell’Agenzia per la sua prossima riunione a novembre.
Tra le sue raccomandazioni, il Comitato Esecutivo ha approvato la revisione dello status della cannabis, attualmente contenuta all’interno della lista delle sostanze illecite.
In un comunicato stampa, l’agenzia ha dichiarato che, a seguito di diverse richieste, il Comitato Esecutivo ha approvato la decisione di avviare una revisione scientifica dello status della cannabis a partire dal 2022.
La cannabis è attualmente elencata tra le sostanze proibite dall’agenzia antidoping. Gli atleti infatti, non possono consumare cannabis durante il periodo delle gare sportive o comunque nei loro test antidoping non devono risultare tracce di THC.
Il caso di Sha’Carri Richardson
Secondo molti esperti, il caso della sospensione del velocista statunitense Sha’Carri Richardson ha innescato un grande dibattito sull’inclusione della cannabis nell’elenco delle sostanze proibite dall’Agenzia mondiale antidoping.
Richardson si era qualificata per le Olimpiadi di Tokyo con un tempo di 10,86 secondi nella gara dei 100 metri. Tuttavia, Richardson è risultata positiva al i metaboliti del THC a seguito di un test delle urine.La positività al THC ha rivelato il suo recente uso di cannabis.
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Richardson aveva accettato una sospensione di un mese da parte dell’Agenzia antidoping degli Stati Uniti. Sebbene non potesse prendere parte alle gare dei 100 metri olimpici a causa della sospensione, avrebbe potuto gareggiare per la staffetta 4×100 femminile. Tuttavia, non è stata selezionata e, di conseguenza, ha perso l’opportunità di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo 2020.
Subito dopo l’incidente, Richardson si era scusata durante in un’intervista al programma Today della NBC, ammettendo di aver consumato cannabis per far fronte alla pressione delle qualificazioni per le Olimpiadi e a causa della morte della sua madre biologica.
La cannabis aumenta le prestazioni sportive?
La velocista statunitense aveva ricevuto un appoggio morale da parte di tutto il pubblico sportivo. Commentatori e professionisti sportivi aveva infatti evidenziato quanto sia illogico includere la cannabis tra le sostanze vietate dall’agenzia antidoping. Diverse organizzazioni sportive americane infatti, hanno recentemente allentato o addirittura eliminato le loro politiche sull’uso di cannabis.
A differenza del THC, l’uso del cannabidiolo (CBD), è stato autorizzato per la prima volta nella storia durante le Olimpiadi di Tokyo. L’Agenzia aveva rimosso il CBD dal suo elenco di sostanze proibite nel 2017.
Il motivo principale per cui l’Agenzia mondiale antidoping vieta il THC si basa sulla convinzione che la cannabis possa migliorare le prestazioni sportive. Uno studio dell’agenzia pubblicato nel 2011 conclude infatti che l’uso di cannabis potrebbe migliorare positivamente le prestazioni sportive degli atleti. Di conseguenza, secondo l’Agenzia, la cannabis rappresenterebbe un rischio per la salute e violerebbe lo “spirito dello sport”. Tuttavia, molti esperti hanno criticato tale approccio in quanto non vi sono prove dirette di effetti di miglioramento delle prestazioni degli atleti.
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