Nonostante gli ostacoli burocratici e le ostruzioni politiche, la raccolta firme sul referendum sulla cannabis legale è stata prorogata fino al 31 ottobre.
La campagna referendaria sulla cannabis legale ha vissuto giorni di tensione. Nonostante fosse partita a pieno regime sin dalle prime ore che hanno consentito ai cittadini italiani di partecipare alla raccolta firme attraverso la firma elettronica, i meccanismi della burocrazia italiana hanno messo a repentaglio la campagna referendaria.
In una settimana, la campagna per il referendum sulla cannabis legale aveva raccolto più di 500.000 firme, il numero necessario per continuare l’iter referendario. Alla richiesta del comitato promotore di fornire i certificati elettorali da abbinare alle firme elettroniche da depositare presso la Cassazione, i comuni hanno comunicato al comitato promotore forti ritardi per adempiere a tale richiesta. Circa 1400 comuni infatti, erano risultati inadempienti nell’inviare la documentazione richiesta.
Perché la campagna referendaria sulla cannabis legale rischiava di essere annullata
Il comitato promotore del referendum sulla cannabis legale si era rivolto al governo per chiedere una proroga fino al 31 ottobre (il termine massimo per presentare la documentazione referendaria è fissato al 30 settembre secondo i termini di legge), così come era stato concesso agli altri promotori di campagne referendarie, compresa quella sulla giustizia e quella sull’eutanasia legale.
La proroga, approvata con un emendamento, era valevole per quei comitati che avevano depositato i quesiti referendari prima del 15 giugno, mentre i promotori del referendum sulla cannabis legale avevano depositato il loro quesito referendario solo a settembre.
Ciononostante, proprio perché la campagna referendaria sulla depenalizzazione della coltivazione di cannabis era iniziata dopo le altre, era logico che tale proroga si dovesse estendere anche sulla raccolta firme per il referendum sulla cannabis legale.
Tuttavia, al comitato promotore, tale estensione era stata negata perché la proroga era rivolta solo ai quei quesiti referendari che erano stati depositati prima del 15 giugno.
Diffide, proteste, scioperi della fame
Scadute le 48 ore, il 25 settembre il comitato promotore aveva diffidato i 1400 comuni inadempienti. Il 26 settembre, i promotori avevano reso noto di aver consegnato una lettera agli uffici del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al fine di mettere in campo tutte le azioni possibili per ottenere la proroga.
Nel frattempo, sono avvenute diverse manifestazioni e sit-in in piazza per protestare contro la mancata proroga. Diversi esponenti politici e membri appartenenti al comitato promotore avevano iniziato uno sciopero della fame ad oltranza per chiedere il rispetto dei diritti delle persone che avevano firmato per il referendum sulla cannabis legale.
La proroga del Governo Draghi
Il 29 settembre però, un comunicato stampa del Consiglio dei Ministri (preceduto da un lancio Ansa) ha reso noto che il governo aveva approvato un decreto-legge per prorogare di un mese la possibilità di depositare le sottoscrizioni e i certificati elettorali per le richieste di referendum annunciate dopo il 15 giugno 2021 ed entro il 31 ottobre 2021.
Grazie alla proroga, i comuni inadempienti adesso avranno tempo per produrre la documentazione necessaria da allegare quando il comitato promotore andrà a depositare i fascicoli referendari presso la Cassazione.
Firmare e donare
Nonostante questo sospiro di sollievo, il comitato promotore del referendum sarà impegnato a monitorare che tutte le richieste inviate ai comuni siano prese in carico.
Anche se sono state raggiunte più di 500.000 firme in una settimana, c’è ancora tempo per partecipare alla raccolta firme sul sito online referendumcannabis.it.
Inoltre, si può anche sostenere economicamente la campagna referendaria attraverso una donazione.
Per donare, visita questo link.