Regione Toscana e Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze (SCFM) hanno avviato un nuovo progetto per la produzione di cannabis medica.
Secondo quanto riportato dal sito online Toscana Notizie, la Regione Toscana e SCFM di Firenze hanno avviato un nuovo progetto con un costo pari a 1.395.000 euro. Di questi, 600 mila euro saranno finanziati dalll’Agenzia industrie Difesa-SCFM e 795 mila dalla Regione. Il progetto avrà una durata triennale (prorogabile) e riguarderà atre ambiti di intervento:
- produzione di infiorescenze di cannabis nell’ambito del suo impiego terapeutico;
- standardizzazione di estratti oleosi;
- disegno e conduzione di sperimentazioni cliniche.
Il progetto è stato approvato con una delibera presentata dall’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi il 18 novembre 2019.
Lo Stabilimento di Firenze
Il nuovo progetto rappresenta il proseguimento del Protocollo d’intesa tra la Regione Toscana e lo Stabilimento in ambito di ricerca, sperimentazione clinica no-profit e supporto all’utilizzo dei farmaci cannabinoidi. Il protocollo era stato stipulato il 20 novembre 2017 e finalizzato alla valorizzazione delle capacità delle reciproche strutture e piattaforme di produzione, ricerca e assistenza, per integrare le azioni previste dal protocollo nel contesto della innovazione farmaceutica e tecnologica.
Nel 2015, un accordo tra il Ministero della Salute e il Ministero della Difesa, aveva avviato un progetto pilota per produrre cannabis medica presso lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze al fine di produrre cannabis medica e facilitarne l’accesso ai pazienti.
La scarsità della cannabis medica
Ad oggi, lo Stabilimento Chimico Farmaceutico militare di Firenze è l’unico produttore italiano di cannabis medica. Secondo gli ultimi dati del Ministero della Salute, nel 2018 lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze ha distribuito quasi 147 kg di cannabis medica. Nonostante tale produzione, le associazioni a tutela dei pazienti che si curano con la cannabis, i medici prescriventi e i farmacisti hanno denunciato una scarsa quantità di produzione (e importazione) della cannabis che non riesce a soddisfare il fabbisogno dei pazienti.