Secondo una inchiesta di RSI, il mercato della cannabis light in Svizzera sta vivendo un eccesso di offerta. I prezzi crollano e le aziende incominciano a diversificare.
Secondo quanto riportato dalla video inchiesta della Radiotelevisione svizzera, le aziende di cannabis light sono passate da 5 nel 2017 a 650, fatturando 60 milioni di franchi svizzeri (circa 55 milioni di euro) nel 2018, secondo le cifre aggiornate fornite dell’Amministrazione federale delle dogane, competente nel raccogliere l’imposta sul tabacco. Sebbene, l’offerta sia aumentata, la domanda è rimasta stabile. Di conseguenza il prezzo della cannabis è calato, passando da 4 mila franchi svizzeri al kg (circa 3500 euro) a 600 franchi al kg. (circa 550 euro). Le aziende quindi, stanno puntando sulla diversificazione: prodotti alimentari, settore farmaceutico, cosmesi ed esportazione sono alcuni dei settori su cui stanno puntando gli addetti ai lavori.
Guarda la video-inchiesta di RSI News qui sotto. L’articolo prosegue dopo il video.
Importazione in Italia
In Svizzera, il limite del livello di THC della cannabis light è dell’1%. Sopra questa soglia, la cannabis viene considerata illegale. In Italia è vietata l’importazione di cannabis light proveniente dalla Svizzera. Il Ministero della Salute ha preso questa decisione il 6 marzo 2018, sulla base di una circolare inviata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, firmata dal direttore centrale Antifrode e Controlli Maurizio Montemagno. Nella circolare si sostiene che l’importazione dalla Svizzera non deve essere consentita in quanto la cannabis light coltivata in Svizzera non proviene da semi europei certificati e corre il rischio di contenere un livello di THC superiore a quello consentito in Italia (0.2% – 0.6%). In quell’occasione, l’avv. Carlo Alberto Zaina, aveva criticato questa circolare perché riportava alcune inesattezze, elencate in un post pubblicato su Facebook e visionarie qui sotto.