Un’associazione di coltivatori di canapa industriale ha chiesto al Dipartimento dell’Agricoltura statunitense di innalzare il limite del livello di THC dallo 0.3% all’1%.
Da quando la coltivazione di canapa industriale è diventata legale a livello federale grazie al Farm Bill del 2018, la canapa industriale coltivata non poteva eccedere il livello di THC dello 0.3%. Ma l’American Farm Bureau Federation (AFBF), un’associazione di agricoltori, ha chiesto al Dipartimento dell’Agricoltura (USDA) di innalzare il limite del livello di THC all’1%. Uno dei maggiori problemi che i coltivatori statunitensi devono affrontare è il mantenimento delle loro colture al di sotto del limite di 0,3% di THC. Per esempio, oltre il 40% della canapa proveniente da campi dello Stato dell’Arizona ha oltrepassato la soglia legale. Questo ha comportato perdite per 12,20 milioni di euro (13,4 milioni di dollari). Anche in altri Stati gli agricoltori hanno riscontrato simili problematiche.
Il club dell’1%
L’obiettivo dell’associazione è infatti quello di coltivare la canapa con un limite di THC dell’1%, così come avviene già in altri Paesi, come Thailandia, Svizzera, Uruguay e Australia. Coltivare varietà di canapa con un limite che sia superiore allo 0.2%-0.3% consente all’agricoltore di avere a disposizione più varietà di canapa che possiedono caratteristiche interessanti dal punto di vista industriale.
La situazione in Europa e in Italia
Al momento, il limite di THC della canapa in Europa è fermo allo 0.2%. Di conseguenza, lo stesso vale per l’Italia. Ciononostante, l’EIHA, l’associazione europea della canapa industriale, ha proposto all’Unione Europea di innalzare il livello di THC allo 0.3%. Aumentando il livello THC allo 0.3%, potremmo avere a disposizione 500 varietà in più da coltivare.
Vuoi saperne di più sulle proposte che sta postando avanti l’EIHA in Unione Europea? Leggi la nostra intervista esclusiva a Lorenza Romanese, managing director di EIHA.
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