La Teoria del passaggio smontata da Frenchy Cannoli.
Articolo scritto da Frenchy Cannoli
La società di oggi è dipendente da un vasto numero di droghe legali e illegali, dall’alcol alla nicotina, agli oppiacei e agli steroidi. È diventato fondamentale comprendere la natura della dipendenza per aiutare chi ne soffre. La dipendenza è definita come una malattia cerebrale cronica recidivante che è caratterizzata dalla ricerca e dall’uso compulsivo di droghe, nonostante conseguenze dannose. La più antica testimonianza archeologica dell’uso di una pianta psicoattiva in un contesto culturale proviene da un sito di sepoltura di Neanderthal nell’Iraq settentrionale, risalente a 50.000 anni fa. Sembra cruciale capire cosa abbia spinto e sta ancora spingendo oggi l’umanità a cercare stati di coscienza alterati dalle piante.
Gordon Wasson, il Dr. Richard Evans Schultes e altri etnobotanici hanno affermato la possibilità che le piante psicoattive avrebbero potuto essere la forza trainante nell’evoluzione dell’Homo Sapiens, dell’origine della lingua, dell’arte e della religione. L’impulso di alterare la propria coscienza è tanto primario quanto l’impulso di saziare la sete, la fame o il desiderio sessuale, vitale per la nostra sopravvivenza e per la nostra evoluzione, programmato nell’umanità come un bisogno naturale che ha comunque preso una oscura e distruttiva forma nel secolo scorso.
Anche la FDA smentisce la Teoria del passaggio
La cannabis, una delle prime piante addomesticate dall’uomo, è stata diffamata e proibita negli ultimi cento anni attraverso la propaganda e l’inganno: anche oggi la disinformazione dilaga. Robert L. DuPont, presidente dell’Istituto per il comportamento e la salute, il primo direttore dell’Istituto nazionale per l’abuso di droghe, vuole farci ancora credere che la cannabis “sia positivamente correlata al consumo di alcol e sigarette, nonché alle droghe illegali come la cocaina e la metanfetamina”. Questo non significa che tutti coloro che usano la cannabis passeranno all’utilizzo di eroina o altre droghe, ma significa che le persone che usano cannabis consumano anche più, e non meno, droghe legali e illegali di quanto non facciano persone che non usano la cannabis. DuPont crede giustamente che siamo ad un bivio, capisce che legalizzare la cannabis avrà un effetto duraturo sulle generazioni future, ma anticipa ripercussioni negative. Sembra disinformato però, perché la Food & Drug Administration (FDA,) mentre ancora mantiene la Cannabis nella categoria I del Controlled Substances Act, non conferma una correlazione diretta e influente tra il consumo di cannabis e altri usi illeciti di droghe.
L’organizzazione per l’accesso alla cannabis medica e per la ricerca Americans for Safe Access(ASA) ha presentato una mozione legale contro la Drug Enforcement Administration (DEA) per rimuovere la Teoria del passaggio dal loro sito online perché viola la legge sulla qualità delle informazioni. La DEA è la stessa amministrazione che ha dato l’approvazione preliminare per la produzione di un farmaco sintetico alla cannabis da parte del gigante farmaceutico anti-cannabis, Insys Therapeutics, che ha donato 500 milioni di dollari per opporsi alla legalizzazione della cannabis in Arizona durante le elezioni del 2016 ed è sotto indagine per possibili frodi e per la campagna di marketing eccessivamente aggressiva del potente e mortale antidolorifico oppiaceo fentanyl. Insys si sta effettivamente assumendo la responsabilità dell’aspetto pericoloso del fentanyl sviluppando un farmaco per il trattamento del sovradosaggio da oppiacei.
Getaway, non gateway
Oltre un secolo fa, Sir John Russell Reynolds, medico personale della Regina Vittoria e presidente del Royal College of Physicians di Londra, aveva raccomandato l’uso della cannabis invece di quello dell’oppio per quasi tutte le malattie croniche. Nel 1890, nella rivista medica The Lancet, affermò che “la rovina di molti oppiacei e sedativi è questa, che il sollievo del momento, dell’ora o del giorno, è acquistato a spese della miseria di domani. In nessuno dei casi in cui ho amministrato la canapa indiana, ho assistito a tali risultati ”.Centoventisette anni dopo, di fronte a un’epidemia di oppiacei fuori controllo, possiamo considerare quanto fosse inquietante la percezione di Sir Reynolds per il suo tempo e quanto rivoluzionario sia stato il suo approccio.
Prove attendibili indicano che l’accesso legale alla cannabis medica attraverso i dispensari riduce le ammissioni al trattamento ospedaliero per la dipendenza da antidolorifici e l’overdose da oppioidi negli stati che la legalizzano. La ricerca indica che la cannabis è l’unica apparente soluzione preventiva e curativa alla peggiore epidemia di oppiacei della storia.
Alcuni studi sulla cannabis come sostanza getaway
In uno studio clinico condotto nel 2012, Philippe Lucas M.A afferma che “esiste un numero crescente di prove a supporto dell’uso della cannabis medica come aggiunta o sostituto degli oppiacei da prescrizione nel trattamento del dolore cronico. Se usati in combinazione con oppiacei, i cannabinoidi portano a un maggiore sollievo cumulativo del dolore, con conseguente riduzione dell’uso di oppiacei (e degli effetti collaterali ad essi associati) da parte dei pazienti. Inoltre, i cannabinoidi possono prevenire lo sviluppo di tolleranza e astinenza dagli oppiacei e riaccendere l’analgesia da oppiacei dopo che un precedente dosaggio è diventato inefficace. Inoltre, test pre-clinici sugli animali hanno anche dimostrato che il CBD (cannabidiolo) riduce le proprietà gratificanti degli oppiacei modulando i circuiti neurali coinvolti nella tossicodipendenza che alleviano i sintomi dell’astinenza e riduce direttamente il comportamento di ricerca dell’eroina. Il dottor Yasmin L. Hurd infatti, ha recentemente condotto uno studio pilota correlativo su un piccolo gruppo di pazienti e i risultati sono stati analoghi ai numerosi test condotti sui ratti.
Sebbene ci siano più di 650.000 prescrizioni di oppioidi dispensati quotidianamente negli Stati Uniti da medici di base che trovano difficile gestire il dolore cronico, non si ha ancora alcuna prova dell’efficacia a lungo termine degli oppioidi nel trattamento del dolore cronico. Tuttavia, l’aumento odierno di overdose da oppiacei, dipendenza da stupefacenti e antidolorifici non è solo il risultato della semplice incompetenza, ignoranza e avidità di medici e aziende farmaceutiche. Questo aumento infatti, è dovuto anche dallo stato generale della depressione della nostra società e della sua profonda infelicità. Infatti, come notato in precedenza, l’impulso primario di alterare la nostra coscienza per sentirci bene o meglio è fondamentale per la nostra esistenza quanto la necessità di soddisfare la sete, la fame o il desiderio sessuale. L’ansia, l’umore e la personalità possono influenzare l’intensità del dolore e la cannabis può svolgere un’azione eccezionale in questa prospettiva.
Cannabis e sistema endocannabinoide
I recettori CB1 e CB2 del sistema endocannabinoide hanno un ruolo importante da svolgere come sostitutivo gratificante degli oppioidi. Il CB1 è molto abbondante nel sistema nervoso centrale nelle aree coinvolte nella ricompensa, nella regolazione dell’appetito e nella nocicezione”. Invece, sono ancora pochi i dati relativi al recettore CB2 nella funzione centrale, ma ci sono crescenti evidenze che suggeriscono un ruolo nei processi della dipendenza, con un impatto sugli effetti di cocaina, nicotina ed etanolo.
Conclusione
La FDA ha ammesso che la Teoria del passaggio non è dimostrabile, mentre il mondo scientifico sta finalmente riscoprendo il potenziale di una pianta che, lungi dall’essere un farmaco Gateway, è in realtà il sostituto più efficace e meno dannoso degli oppioidi e di altre droghe che creano dipendenza. La cannabis è in effetti una sostanza Getaway.
Frenchy Cannoli è un consulente, educatore e scrittore nel settore della Cannabis, con particolare attenzione alla produzione di hashish con metodi tradizionali. Frenchy può essere raggiunto attraverso il suo sito online o seguito su Instagram.
Articolo pubblicato sul numero 13o dell’edizione inglese di Weed World Magazine. Puoi leggere la versione inglese qui.
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