Nella giornata di martedì 8 ottobre il questore Antonio Pignataro ha chiuso 4 negozi in provincia di Macerata.
Su disposizione del questore di Macerata, Antonio Pignataro, sono stati chiusi 4 negozi che vendevano cannabis light nella provincia di Macerata. Secondo quanto appreso da un articolo di cronachemacertesi.it i negozi coinvolti sono CB Dream e Tutto Canapa a Civitanova, Indoornova a Piediripa di Macerata e Evergreen Coffee Shop di Camerino. Secondo il questore, queste attività svolgevano la loro attività in disprezzo delle norme che tutelano la salute pubblica e sono state chiuse con sospensione della licenza secondo quanto previsto dall’art. 100 del Tulps. Tre dei quattro esercizi commerciali (i due negozi di Civitanova e quello a Piediripa di Macerata) erano stati già oggetto nei mesi scorsi di uno stesso provvedimento. Le attività interessate, secondo il questore, si sarebbero poste in contrasto con le norme e anche con la pronuncia della Cassazione del 30 maggio 2019 che, secondo il questore di Macerata “ha chiaramente statuito che la commercializzazione di tali prodotti è vietata in quanto in essi è sempre presente un contenuto di THC”.
Le accuse del questore
Il questore Pignataro ha accusato le aziende aziende produttrici di aver ridotto il contenuto di infiorescenze presenti in ogni singola confezione riducendone il peso da 5 grammi a un grammo, in modo tale che il principio attivo espresso in milligrammi non superi la soglia che erroneamente viene fissata da 2,5 a 5 milligrammi, come se al di sotto di tale soglia non si parlasse di sostanza stupefacente. Inoltre, ha riferito che il blitz è partito dalla lettera “di un papà e di una mamma che chiesero un incontro con me per esprimermi la loro grande preoccupazione riguardo alla facilità con cui il proprio figlio appena adolescente poteva procurarsi sostanza stupefacente in città vista l’apertura di negozi di cannabis light”.
Metodo Macerata
La provincia di Macerata non è nuova a blitz che mirano a colpire i negozi che vendono cannabis light. Durante il periodo nel quale Matteo Salvini era Ministro degli Interni ed aveva avviato una campagna politica e mediatica contro i growshop, Il questore Antonio Pignataro aveva effettuato diverse operazioni volte chiudere gli esercizi commerciali che vendevano cannabis light. Non a caso, si parla di “Metodo Macerata”, cioè chiudere gli esercizi commerciali che vendono cannabis light invece di sequestrarne solo i prodotti che la Questura ritiene illeciti.
Il trend delle sentenze dopo quella della Cassazione
Contrariamente a quanto affermato dal questore di Macerata, la sentenza della Cassazione del 30 maggio non ha mai “statuito che la commercializzazione di tali prodotti è vietata in quanto in essi è sempre presente un contenuto di THC”, come Antonio Pignataro ha affermato. Infatti, la sentenza specificava che era vietata la vendita di tutti quei prodotti, salvo quelli privi di efficacia drogante. Come aveva già commentato l’avvocato Carlo Alberto Zaina, “la sentenza è contraddittoria. Il commerciante può vendere infiorescenze, oli e prodotti della cannabis che non abbiano effetti psicotropi. Per efficacia drogante si intende un livello percentuale di THC pari o inferiore allo 0,5%, che è un livello stabilito convenzionalmente dalla comunità scientifica”. Infatti, la sentenza della Cassazione lasciava ai giudici la valutazione caso per caso. Ne è una prova le sentenze del Riesame di Genova, dove i giudici avevano stabilito che la cannabis light e derivati non possono essere sequestrati preventivamente se il THC è inferiore allo 0.5%. Lo stesso principio era stato affermato nella sentenza del Riesame di Ancona e in quella di Salerno, dove i giudici avevano anche ribadito il principio dell’accertamento tossicologico prima di un eventuale sequestro.